DI ANGELA, CLASSE TERZA, SCUOLA PRIMARIA

Una fresca domenica d’autunno, verso le ore 10 del mattino a Castignano, mentre le foglie cadevano e il vento soffiava, Carla, una ragazzina di 14 anni, stava uscendo nel suo giardino per leggere un libro. Carla sedette fra due alberi: un pesco e una quercia. Da lì riusciva a vedere tutto il suo giardino. Un rovo di more con i suoi frutti generalmente di colore scuro tra il viola e il nero, attirava la sua attenzione e ricordava il loro sapore a volte dolce altre acido. Intorno a sé poteva notare l’erba ingiallita dal rovente sole estivo, i govoni simili a pan di Spagna arrotolato, pungenti e morbidi allo stesso tempo. Davanti a lei vedeva un albero con pochissime foglie che in estate aveva fatto molte mele rosa dei Sibillini. Dietro al melo si ergeva una casa squadrata di pietra serena. L’abitazione era incorniciata da un recinto fatto con la stessa pietra levigata, lucida e scura somigliante alla selce Neolitica. Vicino alla casa le latifoglie avevano perso tutte le loro foglie. Dietro colline dai dolci pendii facevano da sfondo con i loro campi coltivati.

Carla toccava la copertina di ruvida pelle del suo libro, mentre sotto di sé sentiva l’erba inumidita dalla rugiada. Era inebriata dall’odore di paglia secca. La sua lettura era cullata dal fruscio delle foglie. Carla si alzò e andò ad assaporare una mora ricordando il suo sapore dolciastro. La ragazzina però si accorse che stava per piovere e dovette tornare a casa.

Angela Tontini